QUANDO LA PRIVACY DIVENTA UN DOVERE: IL LATO OSCURO DELLA TRASPARENZA DIGITALE
- Studio Legale Bruschi
- 2 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 3 giu

DOTT.SSA VERONICA DE ZORDO
Viviamo immersi in un mondo iperconnesso, dove ogni gesto lascia una traccia e ogni scelta, anche la più banale, genera dati. Ci muoviamo tra app, social network, piattaforme di lavoro e di intrattenimento. Tutto è fluido, immediato, condivisibile.
Ma in questo flusso costante di informazioni, ci siamo mai chiesti: a quale prezzo?
Il recente caso TikTok ci costringe a fermarci. L’Autorità irlandese per la protezione dei dati ha inflitto alla piattaforma una sanzione di 530 milioni di euro, per aver trasferito illecitamente dati personali degli utenti europei in Cina, senza adeguate garanzie.
Una sanzione che non colpisce solo un’azienda, ma invita ciascuno di noi – professionisti, imprese, cittadini – a una riflessione più profonda.
I dati non sono solo numeri: sono persone
Tutto ciò che condividiamo online – nome, posizione, abitudini di acquisto, contenuti visualizzati – viene raccolto, archiviato, analizzato. Ogni dato concorre a costruire un profilo digitale dettagliato. Eppure, con disinvoltura, continuiamo a cliccare “accetto” senza leggere, senza comprendere.
I dati personali non sono merce. Sono proiezioni della nostra identità, e meritano tutela. Difendere la privacy oggi significa proteggere la libertà di essere, di scegliere, di restare padroni di sé anche nell’universo digitale.
Cosa ci insegna il caso TikTok
L'indagine durata ben 4 anni ha rivelato tre criticità principali:
Trasferimento di dati fuori dall’UE, senza garanzie adeguate (art. 46 GDPR);
Mancanza di trasparenza, in violazione dell’art. 13 GDPR;
Comunicazioni ingannevoli da parte dell’azienda verso le autorità.
Non è un caso isolato, ma un esempio emblematico. Riguarda tutti coloro che trattano dati, in particolare se operano a livello transnazionale.
La conformità al GDPR non è un optional né un puro adempimento burocratico: è un dovere etico, oltre che giuridico.
Un invito alla consapevolezza
Per le imprese, questa vicenda è un chiaro messaggio:proteggere i dati significa investire nella fiducia, nella reputazione e nella legalità.
Occorrono misure tecniche, contrattuali e organizzative solide. Ma serve anche cultura: una nuova educazione al rispetto del dato, della persona, della verità.
Per i cittadini, è tempo di riprendere il controllo. Di chiedersi: chi sa cosa di me? Dove finiscono le mie informazioni? A chi le sto davvero affidando?
La privacy non è un freno. È una garanzia.
Essere trasparenti non significa essere esposti.Essere visibili non significa essere controllabili.
La privacy non è nostalgia del passato, ma un diritto moderno. Un presidio di autonomia in un mondo che ci vuole sempre più tracciabili, prevedibili, “profilabili”.
Solo tutelandola possiamo costruire una tecnologia che non ci disumanizzi.Solo conoscendo i nostri diritti possiamo davvero difenderli.
Lo Studio Legale Bruschi offre consulenza in materia di protezione dei dati, adeguamento GDPR, responsabilità aziendale e trasferimenti internazionali di dati personali.
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