DOCUMENTARE LE SPESE STRAORDINARIE DEI FIGLI: GUIDA PRATICA PER EVITARE CONTESTAZIONI
- DOTT.SSA DE ZORDO VERONICA
- 4 ago
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Nel regime di separazione e affidamento, le spese straordinarie rappresentano una delle principali aree di conflitto tra genitori.
Non rientrano nell’assegno di mantenimento e richiedono, per essere rimborsate, una gestione accurata e conforme al protocollo vigente.
Il Protocollo Famiglia del Tribunale di Treviso stabilisce criteri chiari: il genitore che sostiene una spesa extra deve rispettare obblighi informativi e tempistiche precise. In mancanza, anche una spesa legittima può non essere riconosciuta dall’altro genitore – o, peggio, dal giudice.
Il primo passo è la comunicazione scritta preventiva.
Prima di affrontare la spesa, è necessario informare l’altro genitore in modo chiaro, indicando:
la natura della spesa (es. visita specialistica, iscrizione ad attività sportiva, acquisto testi scolastici);
la motivazione (es. esigenza sanitaria, supporto allo studio, integrazione educativa);
l’importo previsto o stimato;
la richiesta esplicita di condivisione.
Questa comunicazione, anche se semplice, deve essere tracciabile: una lettera consegnata a mano con ricevuta, o inviata via email ordinaria, purché archiviabile. Il genitore ricevente ha un termine per esprimere un eventuale dissenso (normalmente 10 giorni). In assenza di risposta, si applica la regola del silenzio-assenso.
Una volta sostenuta la spesa, il genitore deve inviare all’altro la documentazione giustificativa. Si tratta di:
ricevuta, fattura o scontrino intestato, con data e importo leggibili;
indicazione della quota spettante (solitamente 50%);
richiesta di rimborso, con indicazione di un termine congruo per il versamento (15 giorni, se non diversamente pattuito o previsto dal provvedimento).
Esempio pratico:Una madre iscrive il figlio a un corso di lingua inglese per 6 mesi (€600). Prima dell’iscrizione, invia comunicazione scritta al padre, indicando utilità, costo e proposta di ripartizione. Il padre non risponde. La madre procede, paga e invia la ricevuta entro 30 giorni. In base al protocollo, ha diritto a ottenere €300, e in caso di mancato rimborso potrà agire giudizialmente per decreto ingiuntivo.
Errore ricorrente: inviare la documentazione dopo mesi, o non inviare nulla. Questo può comportare il rigetto della richiesta, anche se la spesa era oggettivamente necessaria.
Consiglio professionale: adottare una prassi standardizzata. Mantenere un archivio ordinato delle comunicazioni, numerare le richieste, e inviare sempre riscontri in forma scritta. La chiarezza tutela non solo chi anticipa la spesa, ma soprattutto il benessere del minore.
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