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CONTO COINTESTATO E PIGNORAMENTO: COSA ACCADE IN CASO DI DEBITI DI UNO SOLO DEI TITOLARI?

  • Immagine del redattore: DOTT.SSA DE ZORDO VERONICA
    DOTT.SSA DE ZORDO VERONICA
  • 21 lug
  • Tempo di lettura: 2 min
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Il conto corrente cointestato rappresenta una forma di gestione condivisa delle finanze molto diffusa tra coniugi, conviventi o soci. Tuttavia, questa forma di co-intestazione può creare non pochi problemi nel caso in cui uno dei cointestatari divenga debitore insolvente e subisca una procedura esecutiva.

In base all’art. 599 c.p.c., in caso di pignoramento presso terzi, il conto cointestato è considerato un bene indiviso: ciò significa che il credito dei cointestatari verso la banca, e quindi le somme giacenti sul conto, viene trattato come un’unità giuridica non ancora materialmente suddivisa. Pertanto, anche la quota del cointestatario non debitore risulta inizialmente bloccata.

Il creditore ha l’obbligo di notificare l’atto di pignoramento sia alla banca che agli altri cointestatari. La banca, a sua volta, è tenuta – ai sensi dell’art. 546 c.p.c. – a congelare la somma oggetto del pignoramento, anche se formalmente non può distinguere tra le singole quote, poiché sarà il giudice a farlo. Durante questa fase, nessuno dei titolari potrà movimentare il conto relativamente all'importo sottoposto a vincolo.

Tuttavia, il cointestatario non debitore ha diritto a intervenire nel processo esecutivo con opposizione di terzo all’esecuzione (art. 619 c.p.c.), per provare, ad esempio con estratti conto e documentazione bancaria, che una parte o l’intero saldo pignorato gli appartiene esclusivamente.

Se non viene fornita prova contraria, il giudice applicherà la presunzione di pari titolarità delle somme ex art. 1298 c.c., suddividendo quindi il saldo in parti uguali tra i cointestatari. Al termine della procedura, il tribunale emetterà un’ordinanza di assegnazione: la banca dovrà versare al creditore la parte spettante al debitore, sbloccando la parte rimanente in favore del cointestatario non coinvolto nella procedura.

Questo meccanismo ha evidenti conseguenze pratiche: il blocco può durare settimane o mesi, anche per somme che spettano a soggetti completamente estranei al debito, con impatti pesanti su famiglie e piccole imprese.

Conclusione

La cointestazione bancaria, se non gestita con attenzione, può rivelarsi un rischio concreto. È fondamentale conoscere i propri diritti, documentare l’origine delle somme versate e agire tempestivamente in caso di notifica di pignoramento. Una consulenza legale mirata può fare la differenza tra la perdita di liquidità e la tutela effettiva della propria quota.




Contatti Studio Legale Avv. Maria Bruschi

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