COMPLIANCE AZIENDALE: IL MODELLO 231 È DAVVERO UNA GARANZIA O SOLO UN ADEMPIMENTO?
- DOTT.SSA DE ZORDO VERONICA

- 2 giorni fa
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Ti sei mai chiesto se il tuo Modello Organizzativo 231 sia davvero efficace o semplicemente un documento da esibire in caso di controllo? Quante imprese italiane si sono dotate di modelli che, all’apparenza, rispondono ai requisiti normativi ma che nella sostanza risultano vuoti, statici e incapaci di prevenire responsabilità penali?
Oggi più che mai, la compliance non è un lusso riservato ai grandi gruppi, ma una necessità trasversale che riguarda anche PMI, microimprese e startup. Non si tratta solo di rispettare le regole: si tratta di costruire una cultura interna capace di anticipare i rischi e dimostrare, nei fatti, che l’impresa è estranea a eventuali illeciti. Ma cosa significa davvero avere un modello 231 efficace?
Il Decreto Legislativo 231/2001 ha introdotto la responsabilità degli enti per reati commessi nel loro interesse o vantaggio. Il modello organizzativo, se ben costruito e aggiornato, può costituire una esimente, ovvero un vero e proprio scudo per l’impresa. Tuttavia, come denuncia Confindustria nel suo recente documento, l’attuale sistema presenta gravi criticità: nessuna indicazione chiara sui contenuti minimi del modello, un catalogo dei reati presupposto sempre più ampio e incoerente, valutazioni affidate alla piena discrezionalità del giudice, difficoltà per le piccole imprese nel dimostrare l’effettiva dissociazione rispetto alla condotta dell’autore del reato.
A tutto questo si aggiunge una sfida più profonda: integrare la compliance nella cultura aziendale, evitando sovrapposizioni tra funzioni, rafforzando il coordinamento e valorizzando strumenti organizzativi alternativi per le realtà meno strutturate. Non basta più avere un documento firmato e depositato: serve un modello vivo, aggiornato, adattato alla realtà concreta dell’impresa, al suo settore, alle sue dimensioni, ai suoi rischi specifici.
Il tax control framework e l’adempimento collaborativo sono già realtà nel campo fiscale, dove le imprese possono ottenere benefici in fase di accertamento. Ma perché non estendere questi vantaggi anche agli appalti pubblici? Perché escludere un operatore economico per presunte irregolarità fiscali non definitive, quando questo ha dimostrato una gestione trasparente e conforme ai principi di buona amministrazione?
Queste domande non sono retoriche: sono le vere sfide del prossimo futuro. E non riguardano solo l’adeguamento normativo, ma anche la competitività sul mercato, la reputazione, la capacità di attrarre investitori, clienti, partner istituzionali.
Confindustria propone di semplificare l’apparato normativo per le PMI e di razionalizzare i reati presupposto, escludendo quelli colposi derivanti da violazioni formali e prive di rilevanza penale effettiva. L’obiettivo? Restituire coerenza al sistema, tutelare le imprese virtuose e garantire certezza del diritto, oggi compromessa da valutazioni contrastanti tra autorità giudiziarie e amministrative.
La riforma della 231 è un’opportunità concreta per innovare i modelli di governance aziendale e rendere la compliance un elemento distintivo, e non un mero adempimento burocratico. Ma è anche una responsabilità per tutti coloro che, nelle imprese, nei board, nei team legali, decidono di fare della prevenzione una priorità strategica.
La domanda, oggi, è semplice ma decisiva: il tuo modello 231 ti protegge davvero?
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Studio Legale Avv. Maria Bruschi – www.avvocatobruschi.it
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