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MONTE DEI PASCHI DI SIENA: L’EVOLUZIONE E GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI

Monte dei Paschi di Siena è la banca più antica d’Italia arrivata fino ai giorni nostri; nata nel 1472 per aiutare le persone che vivevano nella miseria, riscontra dei problemi principalmente con la corretta gestione dei derivati.

Siamo negli anni ’90 quando l’Italia stava entrando nell’Eurozona, ma a differenza delle altre realtà, l’economia che ci caratterizzava era di tipo programmato, non vi era il cosiddetto neoliberismo ovvero un’economia basata sul libero scambio o sul mercato. Le difficoltà iniziano quindi con la Legge Amato, il quale per adeguarsi alla liberalizzazione del mercato, emana un provvedimento che permette di istituire le “Fondazioni Bancarie” le quali divennero proprietarie degli istituti di credito pubblici.

Nel caso specifico la fondazione dei Monte dei Paschi di Siena, conta 16 membri nominati al 50% dal Comune, cinque dalla Provincia, uno dalla Regione, uno dall’Università e uno dall’Arcidiocesi: si verifica quindi il fenomeno di capitalismo politico. Il primo membro, facente parte della fondazione che inizia a rovinare l’istituto è Vincenzo De Bustis, che acquista una serie numerosa di aziende operando tramite scelte gestionali molto azzardate. In particolare procede all’acquisizione della Banca del Salento nel 1999 che portò a Siena la gestione dei derivati.

Gli anni 2002, 2005, 2006 e 2007 sono decisivi per MPS: la creazione di nuovi prodotti finanziari e la tendenza ad effettuare sempre nuove acquisizioni continuano e di conseguenza la gestione dei derivati è sempre più altalenante, fin quando il fallimento del colosso americano Lehman Brothers, provoca un crollo azionario in borsa e un buco sull’istituto di diversi milioni di euro.

Siamo nel 2011 quando sale al Governo Monti, il quale introduce i Monti Bond, ovvero obbligazioni convertibili che furono utilizzate per coprire una serie di perdite di alcune banche tra cui appunto quella di Monte.

Nel luglio 2015 MPS completa il rimborso di tali obbligazioni con il patto di rendere il Tesoro azionista al 4% della banca. Dai bilanci annuali però emergono derivati, quali Alexandria e Santorini, che erano stati creati per coprire ulteriori perdite avvenute precedentemente e si scopre che il debito totale di MPS ammonta a circa 9 miliardi di euro. A questo punto lo Stato interviene ancora chiedendo all’Unione Europea di procedere al salvataggio entrando con una quota maggioritaria nel capitale azionario della banca. Il Tesoro a questo punto diventa il primo azionista con una quota pari al 70%.


Arriviamo ad oggi con EBA (l’autorità europea di sorveglianza sul sistema bancario) che conduce stress-test e indagini che evidenziano come MPS sia la peggiore tra le 50 banche europee analizzate. Secondo queste ricerche, per risollevarsi MPS avrebbe bisogno di circa 2,5 miliardi di euro. È proprio in questo contesto che si sta parlando del possibile acquisto e conseguente aggregazione di MPS con Unicredit, uscita invece promossa dai recenti stress test.


In questi giorni inoltre è uscita la notizia secondo la quale la procura di Milano ha chiuso le indagini riguardanti le relazioni dei bilanci 2014-2016 condannando gli ex presidenti Alessandro Profumo e Massimo Tononi, l'ex amministratore delegato Fabrizio Viola e l'ex dirigente predisposto alla redazione dei documenti contabili Arturo Betunio per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato. Anche l'istituto di Rocca Salimbeni è indagato per la legge 231/01 sulla responsabilità amministrativa degli enti.


Non prima di 20 giorni la procura di Milano dovrebbe procedere alla richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati e per la società Mps e poi sarà un Gup del tribunale di Milano a valutare la richiesta.


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Studio Legale Avv. Maria Bruschi

Dott.ssa Roberta Girardi



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