Nel 2010 la Consob avviava una verifica ispettiva presso la sede di una società di revisione contabile, al fine di controllare la regolarità dell’attività di revisione svolta sui bilanci di un S.p.A., con particolare attenzione all’analisi delle “immobilizzazioni materiali” che costituivano la maggior quota delle attività societarie.
Al termine della propria ispezione, la Consob accertava la violazione del principio di revisione relativo alla mancata acquisizione di appropriati elementi di prova in ordine alla perizia effettuata da un consulente esterno e relativa alla stima del portafoglio immobiliare della S.p.A.. Non ritenendo corrette le contestazioni, la società di revisione proponeva ricorso avanti la Corte d’Appello di Milano (che respingeva l’opposizione) e, infine, ricorso avanti la Corte di Cassazione.
I giudici della Suprema Corte, con la pronuncia n.6232/2018, dopo aver analizzato i quattro motivi proposti dalla ricorrente, hanno evidenziato che “la società di revisione aveva fatto affidamento sulla valutazione compiuta dal consulente esterno, prendendo in considerazione le massime potenzialità insite nello sviluppo del singolo progetto della società ed ipotizzando flussi di costi e ricavi standard, prescindendo da ogni valutazione sulla effettiva realizzabilità dello stesso”. Quindi, la società è risultata responsabile per non aver acquisito ulteriori ed appropriati elementi sui quali fondare la propria valutazione, in modo da renderla più realistica. Da ultimo, la società è stata condannata anche al pagamento delle spese del giudizio, superiori ad Euro 10.000,00.
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Studio Legale Bruschi
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