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IL PRIMO AVVOCATO ROBOT

Intelligenza artificiale e giurisprudenza: posso andare d’accordo?

Lo scopriremo il prossimo febbraio quando il primo avvocato robot al mondo presenzierà in un tribunale statunitense per affrontare due casi di multe per eccesso di velocità.

L’idea nasce da Browder, CEO dal 2015 dell’azienda DoNotPay, ideatrice di un’applicazione per aiutare gli utenti a gestire gli ostacoli legali e amministrativi (perlopiù multe) principalmente attraverso modelli di conversazione pre-programmati. Tutto questo per evitare di dover incorrere nelle ingenti parcelle che hanno ad oggi gli avvocati. DoNotPay infatti offre un servizio di "avvocato robot" che può essere scaricato gratuitamente su un dispositivo mobile e utilizza l'intelligenza artificiale per fornire consulenza legale per una commissione di $ 36 ogni tre mesi.


“My goal is that the ordinary, average consumer never has to hire a lawyer again” (Il mio obiettivo è che il consumatore medio ordinario non debba mai più assumere un avvocato) - queste le parole del CEO.


Per farsi conoscere, con un tweet del 9 gennaio 2023, Browder ha fatto sapere che pagherebbe chiunque abbia un caso davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, con una cifra pari ad un $ 1 milione, per indossare AirPods e lasciare che il suo avvocato robot sostenga il caso. Si legge: “DoNotPay will pay any lawyer or person $1,000,000 with an upcoming case in front of the United States Supreme Court to wear AirPods and let our robot lawyer argue the case by repeating exactly what it says”.


Tuttavia, la tecnologia non è legale nella maggior parte delle aule di tribunale e per evitare le restrizioni sull'uso del cellulare nelle aule di tribunale, DoNotPay e il loro cliente faranno affidamento su degli standard di accessibilità dell'udito (l’uso di Apple AirPods).


C’è anche un altro problema, infatti da un punto di vista sia etico che giuridico, gli strumenti di intelligenza artificiale sollevano preoccupazioni in materia di privacy. Il programma per computer ha tecnicamente bisogno di registrare l'audio per interpretare ciò che sente, una mossa che non è consentita in molti tribunali. Gli avvocati sono, inoltre, tenuti a seguire le regole etiche che vietano loro di condividere informazioni riservate sui clienti. Può, dunque, una chatbot, progettato per condividere informazioni, seguire gli stessi protocolli?


Gli interrogativi sono ancora molti, è comunque probabile che l'IA diventerà uno strumento per assistere gli avvocati e non sostituirli. Un bot infatti non è in grado di rappresentare legalmente e non è ammesso a praticare la legge in nessuna giurisdizione.


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Studio Legale Avv. Maria Bruschi

Dott.ssa Roberta Girardi


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