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IL CASO DEI TASSI SUPERIORI A QUELLI STABILITI DALLE NORME, PER OTTENERE I FINANZIAMENTI

Una recente Sentenza della Corte di Cassazione n.5160/2018, depositata in Cancelleria il 6 marzo scorso, ha affrontato il caso del contratto di finanziamento con cessione del quinto, con applicazione di interessi usurari.


La cessione del quinto dello stipendio/pensione è una particolare forma di prestito personale a tasso fisso il cui rimborso avviene attraverso l’addebito mensile della rata dalla busta paga o dalla pensione. L’obbligo di trattenere le rate è in capo al datore di lavoro o all’ente di previdenza che si assume la responsabilità di versarle mensilmente all’ente erogatore, fino all’esaurimento del debito. La rata è quantificata fino al limite di un quinto rispetto allo stipendio netto percepito.


Nel caso in esame, il lavoratore aveva dovuto sopportare un tasso superiore al 19% (a fronte di quello del 15% indicato come tetto massimo dalla Banca d’Italia) e per questo, aveva adito il Tribunale di primo grado. I Giudici avevano riconosciuto la sussistenza dell’usura concreta poiché erano presenti: sproporzione eccessiva tra le posizioni di lavoratore e istituto di credito; difficoltà economico finanziaria in capo al lavoratore. I Giudici d’Appello avevano confermato la pronuncia, senza nulla specificare in relazione alla difficoltà economica.


La Cassazione veniva adita dall’Istituto di credito sulla base di 5 motivi. Tuttavia, i Giudici nella sentenza in esame, hanno confermato le precedenti pronunce, condannando la Banca al risarcimento di oltre 8.000,00 Euro in favore del lavoratore.


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Studio Legale Bruschi


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