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I BITCOIN SI DEVONO DICHIARARE?

È già stato affrontato il tema delle cripto-valute, in particolare del Bitcoin, della loro alta volatilità e di come si stia cercando di dare una regolamentazione a questo vasto quanto complicato tema.

Per quanto riguarda il tema della variazione percentuale del prezzo di questo titolo si può continuare certamente ad affermare che le monete virtuali hanno una velocità di cambiamento di valore altissima: se infatti nel precedente articolo sulla cripto-valuta del primo marzo 2021, avevamo parlato dello scivolone del 17%, oggi possiamo parlare di una risalita, paragonabile a quella di una montagna russa. Il Bitcoin infatti balza nuovamente a più di 51 mila dollari facendo ricavare delle plusvalenze record a chi ha investito diversi miliardi di dollari per il loro acquisto. Al primo posto c’è Michael Saylor, CEO di MicroStrategy, che conta un acquisto, da agosto 2020, di un totale di 90.859 Bitcoin con un guadagno di circa 2 miliardi di dollari. Subito dopo viene Tesla, l’azienda di Elon Musk che, allo stato attuale, risulta aver guadagnato 1,08 miliardi di dollari.

Attenzione però! Le cripto-valute proprio perché generano plusvalenze ovvero producono reddito, nel nostro Paese, sono soggette a tassazione.

In effetti all’art. 67 del TIUR viene specificato che sono considerati redditi anche:

1. “le plusvalenze realizzate mediante cessione a titolo oneroso di partecipazioni qualificate, oggetto di cessione a termine o rivenienti da depositi o conti correnti” (comma 1, lettera c-ter)

2. “i redditi, diversi da quelli precedentemente indicati, comunque realizzati mediante rapporti da cui deriva il diritto o l'obbligo di cedere o acquistare a termine valute ovvero di ricevere o effettuare a termine uno o più pagamenti collegati a tassi di interesse, a quotazioni o valori di valute estere” (comma 1, lettera c-quater), con l’ulteriore condizione che “le plusvalenze rilevano se la giacenza media del conto corrente da cui provengono le valute estere cedute superi per almeno 7 giorni lavorativi continui l’importo di 51,645,70 euro” (comma 1-ter)

Ne conviene quindi che i privati che realizzano acquisti e vendite di Bitcoin al di sotto del limite stabilito, secondo l’amministrazione finanziaria non generano reddito imponibile.

Viceversa per tutti gli altri “trader” è necessario rendere manifesto al fisco le transazioni eseguite e la scadenza è imminente: il 10 marzo è il termine ultimo per dichiarare l’acquisto del 2019 pagando, tra l’altro, €25,80 per il ritardo.


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Studio Legale MB

Dott.ssa Roberta Girardi


Vittorio Veneto, 8 marzo 2021



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