È dei primi giorni di marzo la notizia della crisi di Greensill Capital, colosso finanziario con sede a Londra, fondato dal banchiere australiano Lex Greensill solo nel 2011 e cresciuta rapidamente in nove anni. L’otto marzo, infatti, la società faceva domanda al tribunale londinese di essere ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria.
Greensill era specializzata in supply chain, ossia attività di factoring dei crediti commerciali e di investimento: si stima che nel 2019 avesse offerto finanziamenti a più di 10 milioni di clienti in 175 Paesi, per circa 143 miliardi di dollari.
Il collegamento più vistoso, tuttavia, si rinviene con il settore dell’acciaio, in quanto il suo principale cliente era GFG Alliance, holding di proprietà del noto magnate indiano Sanjeev Gupta.
La vasta rete, a livello mondiale, di gruppi e società collegate al colosso in fallimento, ha raggiunto perfino l’Italia.
La società Liberty Steel, quarto gruppo europeo dell’acciaio facente capo a Gupta, dal 2019 è, infatti, proprietaria dello stabilimento Magona di Piombino (rilevato dalla ArcelorMittal), oggetto proprio in questi giorni di monitoraggio da parte di amministratori e imprenditori.
Così brevemente delineato il quadro, vengono alla memoria altri precedenti crac finanziari di forte impatto quali Wirecard o ancor prima quello dei subrime del 2007.
Tuttavia, i tempi non sono ancora maturi per comprendere gli sviluppi dell’operazione finanziaria e se il caso Greensill sia destinato ad eguagliare i precedenti già noti. Sarà opportuno vigilare l’evolversi della situazione nelle prossime settimane.
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Dott.ssa Eleonora Sartor
Vittorio Veneto, 29 marzo 2021
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