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ACCESSIBILITÀ DIGITALE IN SANITÀ: OBBLIGO NORMATIVO O OCCASIONE STRATEGICA?

  • Immagine del redattore: Studio Legale Bruschi
    Studio Legale Bruschi
  • 3 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

 

dott.ssa Veronica De Zordo


Dal 28 giugno 2025, le strutture sanitarie – pubbliche e private – dovranno garantire che i propri servizi digitali siano accessibili anche alle persone con disabilità.

È quanto prevede il Decreto Legislativo 82/2022, che recepisce la Direttiva (UE) 2019/882, nota come Accessibility Act.

Una scadenza che rischia di cogliere impreparati molti operatori, ma che rappresenta anche un’opportunità per migliorare la qualità e la fruibilità dei servizi sanitari online.

 

La sanità digitale deve essere accessibile

Prenotare una visita, consultare un referto, interagire con un medico via app o piattaforma di telemedicina: tutte queste attività, ormai quotidiane, devono essere eseguibili anche da utenti con disabilità visive, motorie, uditive o cognitive.

Non si tratta solo di un principio etico. L’obbligo è giuridico e prevede standard tecnici ben precisi, come quelli stabiliti dalla norma UNI CEI EN 301549, e la pubblicazione annuale di una dichiarazione di accessibilità.

 

Non solo PA: anche cliniche private e software house coinvolte

L’obbligo riguarda tutti i soggetti che offrono al pubblico prodotti e servizi coperti dalla normativa, compresi ospedali, poliambulatori, software medicali, piattaforme per l’erogazione di cure domiciliari o la gestione del fascicolo sanitario elettronico.

Anche chi sviluppa tecnologie per conto terzi dovrà adeguarsi. Non basta “avere un sito funzionante”: deve essere accessibile secondo criteri precisi, verificabili e documentati.

 

Sanzioni e responsabilità: un rischio concreto

In caso di inadempimento, il decreto prevede sanzioni fino al 5% del fatturato annuo. Ma i rischi non si fermano qui: si profilano anche responsabilità contrattuali e risarcitorie nei confronti degli utenti discriminati.

Inoltre, l’accessibilità è oggi anche un elemento valutativo nei bandi pubblici, e la sua assenza può compromettere l’idoneità ad accedere a fondi o servizi in convenzione.

L’accessibilità come parte della compliance digitale

Chi si occupa di privacy e sicurezza IT dovrebbe ormai considerare l’accessibilità parte integrante del concetto di “progettazione per tutti” (privacy e accessibility by design). Questo significa coinvolgere sviluppatori, responsabili legali, DPO e fornitori in un lavoro sinergico.

Un investimento, non solo un obbligo

Garantire servizi digitali realmente fruibili può generare fiducia, migliorare la reputazione della struttura e ridurre il contenzioso. È un investimento in qualità e innovazione responsabile.

Il percorso può iniziare con un audit, l’adozione del modello AGID di autovalutazione, e una revisione dei contratti ICT per includere clausole specifiche sull’accessibilità.

 


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